Si potrebbe pensare che la verniciatura di un violino o di uno strumento ad arco in generale riguardi solamente l'estetica e la conservazione nonchè il renderlo gradevole al tatto oltre che alla vista. Tutti aspetti, questi, che una buona mano di "coppale" o poco più risolverebbe in molti casi di manufatti in legno. Se d'altra parte il manufatto dovesse diventare ad esempio un pregiato pezzo di mobilia, l'ebanista si adopererebbe per ottenere, dalle superfici trattate, gradevoli effetti cromatici e riflessi di luce.
Nel caso di un'opera di alta liuteria la faccenda si complica un po', perchè il manufatto, oltre a presentare le caratteristiche di cui sopra, deve assolvere ad un compito ben più difficile: suonare. E deve anche farlo in maniera eccellente.
In uno strumento ad arco le vibrazioni prodotte dalle corde si propagano attraverso il ponticello alla tavola armonica e da questa al fondo passando per l'anima, provocando una risonanza all'interno della cassa che si diffonde nell'ambiente circostante attraverso le caratteristiche feritoie ad "f" dette "fori armonici". La tecnica con cui si procede alla colorazione delle superfici e le stesse sostanze impiegate influiscono su come il legno reagirà alle vibrazioni trasmesse dalle corde.
I famosi violini di Antonio Stradivari leggenda vuole che nascondessero proprio nella verniciatura la loro caratteristica di eccellenza ma le leggende, si sa, sono quasi sempre destinate a rimanere tali.
Marco Cioni ha studiato a lungo sui libri degli antichi maestri ed ha sperimentato per anni le loro tecniche di colorazione e preparazione di basi e pigmenti. Dalle sue parole traspare un certo scetticismo verso segreti e leggende. A domanda risponde:
"Si fa un gran parlare della vernice di Stradivari e del suo segreto ma segreti in liuteria non ce ne sono. Il risultato dipende dalla mano del liutaio. E' solo questo insieme alla capacità di rispettare certi parametri fondamentali che fa la differenza".
Posizione netta quella di Marco quindi, avvalorata dal fatto che, come lui stesso fa notare, se Stradivari avesse avuto dei segreti li avrebbe certamente trasmessi ai due fra i suoi figli che lo seguirono nell'arte liutaria ma che invece non raggiunsero mai i livelli dell'illustre genitore. Per di più è noto che agli inizi del XVIII secolo, a Cremona, c'era almeno una bottega presso la quale tutti i liutai si procuravano le stesse resine e pigmenti. E' lecito ritenere tuttavia che a fronte di una grande esperienza nei dosaggi e nelle tecniche di applicazione ogni artigiano abbia alla fine i suoi "segreti".

In liuteria le vernici sono principalmente a base di alcool etilico (spirito di vino) in cui vengono fatte sciogliere particolari e pregiate resine naturali, altresì chiamate gommoresine, come Benzoe, Sandracca, Damar, Copale, Mastice in Lacrime e sostanze coloranti come la radice di Curcuma, legni di Sandalo e Caliatour.
In alternativa si usa l'olio di lino cotto per preparare la vernice all'Ambra fossile, sostanza quest'ultima un po' più difficile da trattare rispetto alle gommoresine.
Tuttavia proprio con l'Ambra fossile, di miniera o del Baltico, Marco ha ottenuto i suoi migliori risultati. "Non è stato facile scoprire il procedimento per ottenere l'antica vernice dei maestri liutai", racconta.
In effetti l'Ambra, detta anche "succino" o "succinite" perchè contiene acido succinico, è il risultato della fossilizzazione della Copale, resina emessa da alcune conifere, che si solidifica nel corso di 3 - 4 milioni di anni diventando quindi molto dura. Può essere di colore variabile dal giallo al rossiccio, bruno o verde e può essere dissolta nel cloroformio, benzolo o altri solventi simili, sostanze queste ultime certamente non reperibili al tempo degli antichi liutai. E allora come facevano ad usarla ?
Dice Marco: "dopo un periodo di ricerche ho scoperto che l'unico modo che avevano a quel tempo per rendere l'ambra malleabile era di riscaldarla a circa 350 gradi in recipienti di ferro detti "matracci". Così facendo si libera l'acido succinico presente all'interno e la sostanza diventa pastosa e molle". Prima di fondere l'Ambra è necessario tuttavia lavarla accuratamente con idrato di sodio, comunemente noto come soda caustica, al fine di eliminare le impurità superficiali. Poi, mentre si procede con l'Ambra è necessario riscaldare anche l'olio di lino fino alla stessa temperatura della resina. Mescolando i due ingredienti, quando la temperatura comincia ad abbassarsi, si aggiunge essenza di trementina altresì detta acquaragia. E' a questo punto che si può scegliere di mantenere il colore naturale del preparato oppure di ottenere una vernice più tendente al marrone. Per farlo occorre trattare preventivamente l'essenza di trementina con il solo colorante che accetta e cioè il "Bitume di Giudea".
Una volta raffreddato, il composto non è ancora pronto per l'uso perchè presenta in sospensione alcune impurità che vanno eliminate. Alcune di queste, più pesanti sedimenterebbero in breve tempo ma le altre, prevalentemente scorie di fusione, rimarrebbero sospese per cui si deve procedere al filtraggio. A questo proposito torniamo a consultare direttamente il taccuino di Marco cliccando sull'immagine a lato.
"La prima volta che ho eseguito il procedimento in casa", continua Marco, "l'odore di acido non è andato via per una settimana! Da quando ho scoperto l'ambra, per così dire, utilizzo quasi sempre la pittura ad olio per i miei strumenti anche se rispetto alle vernici preparate a base di alcool l'essiccazione richiede un tempo molto più lungo. Ma il risultato è eccellente, sia per l'estetica, sia per il suono".

Leggi il taccuino di Marco

Concludendo, osserviamo quindi nelle immagini qui sotto due violini verniciati, uno (a sinistra) con la vernice ad alcool e l'altro (a destra) con la vernice ad olio.